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    I migliori vini della Costiera Amalfitana


    Pubblicata il: 7 Maggio 2021
    Sei qui: Home > Blog > Da non perdere > I migliori vini della Costiera Amalfitana

    È difficile trovare un aspetto della Costiera Amalfitana che non sia unico e stupefacente. Dal paesaggio, che passa dalle altitudini dei Monti Lattari alle affascinanti calette della costa, alle tradizioni immortali, fino ai prodotti della tavola. E tanto vale per il cibo quanto vale per i vini. La particolare conformazione del territorio rende la coltivazione della vite e la produzione del vino un’attività da seguire sapientemente, per cui è richiesta molta esperienza. I vigneti della Costiera Amalfitana si trovano sui terrazzamenti che si avvitano sui fianchi delle montagne e hanno dato vita, nel corso dei secoli, a vini pregiati che hanno conquistato la denominazione DOC come “Costa d’Amalfi”, “Furore”, “Ravello” e “Tramonti”.

     

    Quella delle viti, della vendemmia e del vino è l’altra faccia della Costiera Amalfitana, più sconosciuta e selvaggia perché tra le montagne, mentre è sempre stata più privilegiata dai flussi turistici la costa. Per questo chi produce vino in Costiera non è mai solo un produttore di vino, ma anche pescatore e contadino, visto che solo con l’insieme di queste tre attività, in passato, si riusciva a sopravvivere. La tradizione, piccoli vitigni casalinghi di pochi metri quadrati destinati a un uso prettamente famigliare, ha fatto sì che alcuni degli antichi vitigni esistano ancora oggi. Si tratta di uve legate al territorio, spesso addirittura autoctone della Costiera.

     

    Partiamo insieme alla scoperta dei vitigni più caratteristici della Costiera Amalfitana.

    I Rossi

    Aglianico

    aglianico

    Si tratta di uno dei vitigni più diffusi del Sud Italia ed è una delle ultime uve a venire vendemmiate in Europa, tra la fine di ottobre e gli inizi di novembre, a causa del lungo tempo di maturazione. Spesso viene vendemmiata appena il frutto raggiunge il giusto grado alcolico, per evitare di incorrere in spiacevoli sorprese metereologiche, visto il periodo di raccolta. Tuttavia, il rischio di vendemmiare un’uva non ancora perfettamente matura può essere un problema, poiché il vino che nasce risulta alterato e non equilibrato a causa di un elevato indice di tannino.

     

    L’Aglianico è un’uva che viene usata prevalentemente per i vini rosati, anche se è famosa soprattutto per il Taurasi. Inoltre, di solito è presente al 30% nei vini rossi DOC di Furore, Ravello e Tramonti.

    Piedirosso

    piedirosso

    Se il Piedirosso è il vitigno più diffuso nell’area della provincia di Napoli, è sicuramente uno dei più coltivati lungo la Costiera Amalfitana. Si tratta di una specie tipicamente campana, il cui nome deriva dal colore dei gambi degli acini: Per’e Palummo, ovvero rosso come la zampa dei colombi. Il Piedirosso fa da base a molti vini DOC come lo stesso Per’è Palummo, il Gragnano, il Lettere, il Sorrento, il Lacryma Christi.

     

    Zuccherato e con una bassa acidità, il Piedirosso è sempre stato lodato come un caposaldo della tradizione vinicola della Costa.

    Sciascinoso

    sciascinoso

    Conosciuto anche come Strascinuso, Sanginosa e Olivella, lo Sciascinoso è un vitigno coltivato da sempre in tutta la Campania, soprattutto nell’area di Avellino. È utilizzato soprattutto in modo complementare, per dare vita a vini DOC Campi Flegrei, Rosso Frizzante Penisola Sorrentina e Rosso e Rosato Costa d’Amalfi.

     

    Il suo ruolo più celebre, però, è nel comporre, insieme al già citato Piedirosso, il DOC Lacryma Christi, nel quale è presente per l’80%.

    Tintore

    tintore

    Il Tintore è il vitigno di Tramonti. Le sue colline rappresentano la casa e la patria di quest’uva dalla storia secolare, i cui ceppi di un tempo resistono ancora oggi (alcuni). Deve il suo nome alle numerose sostanze coloranti presenti nelle cellule sotto la buccia ed è solitamente coltivato a pergola. I pochi ettari di vigneto sono posti ad altezze che variano da 250 a 700 metri di altitudine, dove le escursioni termiche stabiliscono, senza dubbio, le caratteristiche del vino.

     

    I vini che si ricavano sono molto apprezzati, equilibrati per dolcezza e acidità. Rientrano nella DOC Costa d’Amalfi, per la sottozona di Tramonti.

    I Bianchi

    Fenile

    fenile

    La tradizione vuole che il nome di questo vitigno derivi dal colore dell’uva, molto simile a quello del fieno. Appena matura, l’uva va raccolta immediatamente, in modo che non marcisca a causa della buccia molto sottile.

     

    Il vitigno Fenile è complementare e fa parte della DOC Costa d’Amalfi, per la sottozona di Furore, dove è maggiormente presente. Viene comunque coltivato anche nelle zone di Positano ed Amalfi.

    Ginestra

    ginestra

    Anche se i primi riferimenti di questo vigneto risalgono alla prima metà dell’800, per moltissimo tempo è stato confuso con quello della Bianca Zita, a causa dei caratteri molto simili tra i due. Ci sarebbero voluti oltre 50 anni per vedere riconosciuta l’esclusività di questo vigneto, caratterizzato da un forte profumo di ginestra, da cui prende il nome.

     

    La produzione del vitigno è discreta e si tratta anche un questo caso di un vitigno complementare, che fa parte della DOC Costa d’Amalfi Bianco. Una volta maturi, gli acini sono caratterizzati da bassi livelli di zucchero e da un’acidità piuttosto elevata.

    Pepella

    pepella

    Un grappolo d’uva con acini di normali dimensioni, vicino ai quali ne nascono di piccolissimi, come grani di pepe. Da qui deriva il nome di questo vitigno, autoctono ed esclusivo dell’entroterra della Costiera Amalfitana, largamente ignorato anche dai più esperti e appassionati.

     

    Si tratta di un vitigno complementare che fa parte della DOC Costa D’Amalfi per le sottozone di Tramonti e Ravello, ma la produzione è assai ridotta in quanto può contare solo su poche piante disponibili.


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