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    Teatro Verdi


    Pubblicata il: 1 Aprile 2022
    Sei qui: Home > Blog > Arte & Storia > Teatro Verdi

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    «Salerno è una piacevole scoperta […] E poi c’è questo teatro, un esempio unico in Italia perché è un teatro libero dalle ingerenze dello Stato.»
    (Franco Zeffirelli)

    il Teatro in una foto di inizio ‘900

    La discussione sulla collocazione del nuovo teatro fu molto lunga. Con la chiusura del teatro San Matteo nel 1845 si sentì l’esigenza di realizzare un nuovo luogo di spettacolo. I luoghi proposti dall’Intendente della Provincia in data 15 novembre 1843 furono due: il largo Santa Teresa e il largo della Barriera fuori Portanova, luogo che fu ritenuto più confacente e per cui fu redatto un progetto dalla spesa preventivata di 40.000 ducati. Il prezzo troppo elevato e la sordità del governo a richieste di copertura finanziaria, portò il Decurionato a ripiegare su un secondo progetto presentato il 1º agosto 1845 dall’architetto Ulisse Rizzi, meno costoso e realizzabile in entrambi i luoghi. L’approvazione dei primi lavori murari, da realizzare nell’area di Santa Teresa, tardò ad arrivare (solo dieci anni dopo vi fu la firma del sovrano) pertanto non vi fu il via libera alla costruzione. Nel consiglio comunale del 15 dicembre 1863, all’indomani della nascita del Regno d’Italia, prevalse la volontà del neosindaco Matteo Luciani che, grazie a fondi del governo centrale, fece avviare i lavori nell’area di Santa Teresa. Il vecchio progetto di Petrilli-De Luca fu rimpiazzato da una nuova ipotesi dell’ingegnere capo del genio civile Antonino D’Amora. I lavori iniziarono il 1º aprile 1864 con l’impresa di Vincenzo Fiorillo, a cui era stato confermato l’appalto, e diretti dallo stesso D’Amora e dall’architetto Giuseppe Menichini. Il nuovo progetto però mise in difficoltà economiche Fiorillo, che per contratto avrebbe dovuto accollarsi il costo delle varianti, costringendolo ad associarsi con due soci: Bonaventura della Monica e Antonio Avallone. Solo il 1º ottobre 1869 i locali furono consegnati a Fortunato e Gateano D’Agostino, che si aggiudicarono l’appalto per la parte decorativa. Dopo due anni e mezzo anche questi lavori furono completati e il 15 aprile 1872 il teatro fu inaugurato con il Rigoletto di Giuseppe Verdi.

    L’interno del Teatro

    L’intitolazione a Verdi avvenne solo alla morte del compositore nel 1901.

    Per i primi anni il Verdi fu sempre più chiuso che aperto tanto che una delle penne più sottili del giornalismo locale, Ottavio de Sica, zio di Vittorio, ironicamente lo definì «lo schiavo di pietra», in riferimento alle catene che ne chiudevano il portico, sentenziando che «il Verdi era un’opera forse eccedente i bisogni angusti del popolo». La partecipazione popolare fu invece la più consistente: accadde infatti che Titta Ruffo, grande baritono agli esordi della sua carriera, dopo essere stata applaudita sulle scene del Municipale in Faust e La bohème, fece riascoltare la sua voce tra le imponenti navate del Duomo, durante il pontificale per la festa del santo patrono e dei vespri di quelle fatidiche giornate.

    Tre le stagioni d’opera si ricordano La traviata del 1881 con debutto di Aurelia Cataneo Caruson (che sarà a Bologna la prima Isotta Italiana), le recite di Enrico Caruso agli inizi della carriera in opere come Puritani, Favorita, Carmen e Gioconda, di Titta Ruffo nel Rigoletto, in Valentino e Barnaba, di Antonio Cortis, di Stabile, di Dolores Frau, di Delfina Samoiloff, di Toti Dal Monte, di Hilde Monti, di Galliano Masini, di Gina Cigna, di Rosetta Pampanini, di Maria Pedrini, di Gigli, di Gobbi e di Paolo Civil (al Verdi ottenne i suoi maggiori successa italiani). Di particolare spicco l’edizione del 1932 del Lohengrin, unica opera di Richard Wagner rappresentata a Salerno. Tra i direttori attivi a Salerno: Alfredo Morelli, Vincenzo Lombardi, Paolo Bellucci, Alberto de Cristofaro, Arturo Sigismondo, Pierò Fabbroni, Ernesto Sebastiani, Manrico De Tura, Vincenzo Marini, Franco e Giuseppe Patané. Per la prosa e da ricordare la rappresentazione di Giovanna e i giudici di Thierry Maulnier nel 1951 con la regia di Guido Salvini, protagonista Vivi Gioi. Furono al Verdi anche Memo BenassiRenzo Ricci ed Eva MagniSalvo RandoneAchille Millo con la regia di Vittorio De Sica e Franco Parenti.

    Vista sugli spalti e il soffitto con Rossini

    Il Teatro subì enormi danni anche durante il terremoto dell’Irpinia del 1980 quando rimase inagibile per circa 14 anni. La ristrutturazione, voluta e cominciata grazie al sindaco Vincenzo Giordano fu completata nel 1994, anno in cui fu reinaugurato in occasione del cinquantenario di “Salerno Capitale d’Italia” con un concerto dei Solisti Veneti. Il 22 gennaio 1997 la messa in scena del Falstaff (Verdi), interpretato da Rolando Panerai, inaugura la Prima Stagione Lirica della storia recente del teatro.

    Dal 2007 il direttore artistico è Daniel Oren. Da allora il teatro Verdi di Salerno si è affermato nel panorama lirico nazionale come teatro di eccellenza, con una programmazione selezionata e caratterizzata dalla presenza di artisti di fama mondiale, ponendosi, nonostante le dimensioni ridotte, al pari di grandi teatri nazionali quali l’Opera di Roma, il San Carlo di Napoli o la Scala di Milano. Infatti a seguito della rappresentazione della Tosca, del maggio 2011, ha ricevuto una lusinghiera recensione da parte dell’affermato critico lirico Enrico Stinchelli[1].

    Hanno lavorato al teatro Verdi artisti come Marcelo ÁlvarezRenato Bruson, la Royal Philharmonic OrchestraNikolaj Luganskij, la Wiener Kammerensemble, Alexei Volodin, Martina Serafin, la Sapporo Simphony Orchestra.

    L’orchestra del teatro Verdi è stata scelta, nel 2011, per il tradizionale concerto di Natale del Senato a Palazzo Madama, riscuotendo un grandissimo successo e calorosi apprezzamenti dalle massime cariche dello stato, ivi presenti, grazie alla coinvolgente direzione del maestro Oren[2][3].

    Dal 23 ottobre 2013 è annoverato tra i teatri italiani di tradizione.[4]


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